Contributo 1/2018 - Un poliambulatorio a gestione infermieristic
April 10, 2018 15:25
Durante il Primo Congresso della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), la Presidente ha ribadito che ci troviamo di fronte ad un quadro epidemiologico del tutto nuovo ed in continua evoluzione rispetto alla tipologia di assistenza e ai bisogni dei pazienti. La quota di individui di 65 anni ed oltre ha raggiunto il 22% (Istat, 2017) e le patologie croniche sono in aumento, così come lo è la non autosufficienza. Secondo il recente rapporto di Cittadinanzattiva “Fuori dall’Ospedale dentro le mura domestiche” per i cittadini gli infermieri sono i più presenti nelle cure domiciliari con oltre l'84%. Ma molto ancora si può e si deve fare. Che cosa offrono gli infermieri? Attraverso la testimonianza della collega dott.ssa Francesca Fabris, raccontiamo come sia possibile mettersi in proprio ed aprire un centro di cura ed assistenza vicino al cittadino, in un ambiente confotevole e all'avanguardia.
- Francesca, in che cosa consiste la tua attività, come si chiama, quali sono la mission e la vision dell'azienda?
Sono un' infermiera e titolare della struttura sanitaria a media complessità denominata In Salute sita in Remanzacco. Attraverso la collaborazione di vari professionisti del settore mi sono posta come obiettivo l'integrazione dell'offerta sanitaria sul territorio. Le figure professionali coinvolte, oltre a quella dell'Infermiere, sono quella il fisioterapista e il medico, di varie branche specialistiche, che con il tempo miro ad ampliare. Il punto di forza di In Salute è la possibilità per il paziente di ricevere le cure non solo in ambulatorio, ma anche a domicilio ed in tempi brevi. La prestazione fornita, inoltre, non si esaurisce con il suo compimento, ma persite nel tempo attraverso un lavoro d'equipe che vuole prendersi cura della persona nella sua totalità grazie alla disponibilità e alla professionalità offerta da tutto il team della struttura.
- Quali motivazioni ti hanno spinta in questa direzione professionale?
Le motivazioni sono essenzialmente due:
1) La passione per il mio lavoro e per il territorio. Quest'idea mi è venuta quando frequentavo l'Università durante uno degli ultimi tirocini dell'ultimo anno presso il Servizio Infermieristico Domiciliare di Cervignano. Attraverso quell'esperienza sono riuscita a toccare con mano non solo il disagio che si crea per una persona con difficoltà motorie, psichiche o sensoriali e per la sua famiglia, ad esempio di spostarsi da casa anche solo per un prelievo ematico, ma anche il meraviglioso rapporto che si crea tra l'Infermiere ed il paziente a domicilio.
Da un lato troviamo la fiducia, le paure, il bisogno di condividere le emozioni ed esternare le proprie preoccupazioni senza sentire il peso della struttura o del contesto per il paziente che a tutti gli effetti "si sente a casa". Dall'altro la professionalità ed il piacere di sentirsi quasi parte di una famiglia con tutti gli oneri che derivano dal rapporto instaurato e dalla professione. L'Infermiere domiciliare diventa un punto di riferimento, una certezza ed una guida per la persona che si va ad assistere.
2) Il sistema sanitario stesso. Le lunghe attese, gli orari ridotti dei servizi, il cambiare spesso specialista, il fare chilometri e chilometri per farsi visitare senza sentirsi presi in carico nella propria totalità a discapito non solo dell'assistito ma anche del medico che deve ricostruire ogni volta una storia diversa sperando che il paziente non abbia tralasciato nessun dettaglio.
- Quali feedback ricevi dai tuoi assistiti?
I miei assistiti si sono sempre dichiarati soddisfatti del mio operato e di quello dei miei collaboratori.
L'apprezzamento da parte dei miei pazienti è fondamentale perchè mi aiuta ad affrontare anche i momenti più difficli legati all'apertura di una nuova attività. Il sentire le loro proposte mi permette di pensare a nuovi servizi e a migliorie.
- Quali feedback, invece, dalle istituzioni?
Le istituzioni, e parlo soprattutto del Comune di Remanzacco, mi hanno dato fin da subito un grande sostegno. L'integrazione dell'offerta sanitaria è un ottimo servizio per la zona che è in crescita. Allo stesso tempo la burocrazia è tanta e questo è un peccato soprattutto per i giovani che come me si vogliono mettere in gioco nel mondo del lavoro.
- Ora che l'attività è avviata, quale bilancio personale ti sei fatta? E cosa ti auguri per il futuro?
Sono orgogliosa di quello che sono riuscita a creare a 26 anni. Sicuramente senza il sostegno della mia famiglia non sarei riuscita a realizzare il mio progetto e per questo le sono immensamente grata. Penso di avere ancora tanto da fare e da offrire anche perchè sono all'inizio e sarei una sciocca se pensassi di aver scalato la montagna. Sono al campo base, un po' di strada l'ho fatta, è ora di puntare alla cima, consapevole delle fatiche e delle soddisfazioni del viaggio.