L'infermiere di Pronto Soccorso
August 12, 2021 13:44
In questo articolo approfondiremo l’infermiere di pronto soccorso che si trova a lavorare in un contesto molto complesso e diversificato,
richiede competenze specialistiche specifiche e un continuo aggiornamento.
La funzione di Triage, cioè di accettazione del paziente e definizione di un codice di "priorità" di accesso alle cure, rappresenta un'attività assistenziale fondamentale in Pronto Soccorso. Le competenze previste per svolgere il Triage devono essere di tipo tecnico/assistenziali da un lato, completate dalle competenze emotive imprescindibili per questo ruolo, ci vuole infatti un’esperienza di almeno 6 mesi e la frequenza ad un corso apposito.
L'approccio ad un paziente che giunge in Pronto Soccorso (Triage) deve essere basato su un intervento metodologico che si sviluppa in piu' fasi: valutazione sulla porta, raccolta dati/anamnesi, breve esame fisico mirato, rilevazione parametri vitali, eventuale reperimento di un accesso venoso, esecuzione di elettrocardiogramma o di emogasanalisi se necessario, definizione del codice colore e come ultima ma fondamentale fase di Triage quella della rivalutazione continua del paziente in attesa.
Tutto questo tipo di approccio si esplica in maniera appropriata quando, oltre a rispettare i protocolli previsti e validati, essi sono messi in pratica con un substrato ben strutturato di competenza emotiva, quindi empatica.
Ciò si comprende se si fa riferimento all'ormai conosciutissimo aspetto del sovraffollamento dei locali dell'accettazione del Pronto Soccorso, dove la carica emotiva di apprensione e preoccupazione del paziente si riversa con impatto notevole sull'infermiere di Triage.
Infatti la gestione dell'attesa ha un peso spesso maggiore che non la presa in carico iniziale con la definizione della priorità di accesso alle cure.
Un altro ambito di assistenza in Pronto Soccorso è svolto nella Sala Rossa, cioè dove giunge direttamente il paziente con compromissione di una o più funzioni vitali tale da prevedere un intervento repentino in emergenza, garantendo anche una stretta osservazione continua fino al ripristino della funzione compromessa piuttosto che eseguendo interventi assistenziali di emergenza collaborando con altre figure professionali quali il medico di Sala Rossa, l'anestesita rianimatore, il chirurgo, l’ortopedico e i vari specialisti quali il neurologo di Stroke Unit (per le trombolisi), l'emodinamista (prima e dopo l'intervento di angioplastica), il neurochirurgo (con la terapia necessaria, la preparazione all' intervento del paziente, il cardiochirurgo (monitoraggio).
Altra tipologia di assistenza infermieristica è svolta in Pronto Soccorso nelle sale visita (medica, chirurgica, ortopedica) in collaborazione con il medico specialista; vi si eseguono tutti gli interventi assistenziali necessari (dalla fleboclisi, il cateterismo vescicale, il reperimento di un accesso venoso, l'esecuzione di un elettrocardiogramma, un emogasanalisi oppure nel posizionanento di una trazione transcheletrica in sala gessi o ancora di un sondino nasogastrico, ecc.).
Ulteriore ambito di assistenza in Pronto Soccorso è rappresentato dalla cosiddetta OBI (osservazione breve intensiva).
Appare evidente come gli ambiti in cui esplicare le competenze infermieristiche sono molteplici e differenti e devono sapersi adattare alle frequenti mutazioni delle condizioni cliniche della persona.
In sede di triage di pronto soccorso per una risposta più pronta ed efficace tesa alla soluzione dei problemi di salute dei pazienti afferenti al pronto soccorso stesso, può avvenire un’attività di anticipazione che avviene sempre in seguito alla “fase di decisione del triage” che prevede l’assegnazione del codice di priorità, l’attuazione dei “necessari provvedimenti assistenziali” e l’eventuale “attivazione dei percorsi diagnostico-terapeutici” (P.D.T.A). Tutte le attività devono essere previste dai protocolli medico-infermieristici.
L’attività del triage esita in:
1) invio diretto in sala di emergenza (in caso di codice rosso);
2) assegnazione ad un ambulatorio (in caso degli altri codici con le priorità indicate);
3) l’avvio del fast track;
4) la prestazione diretta tramite il see and treat.
I punti 1) e 2) rientrano nella piena logica e tradizione del triage. L’atto normativo della Conferenza Stato Regioni individua il ilsee and treat e il fast track come momenti di sviluppo del processo (laddove, ovviamente, non già implementati).
Analizziamoli distintamente per comprendere al meglio di cosa si tratta:
- Il see and treat
Questa metodica – letteralmente “guarda e tratta” - viene resa operativa dalla Regione Toscana nel 2007 (successivamente aggiornata nel 2017) e oggi viene estesa a livello nazionale. E’ un modello di “risposta assistenziale a urgenze minori predefinite che si basa sull’adozione di specifici protocolli medico-infermieristici definiti a livello regionale per il trattamento di problemi clinici preventivamente individuati”. Il paziente con una tipologia di problemi ben determinata viene avviato dall’infermiere di triage all’area see and treat.
Dunque, una volta che si presenta al pronto soccorso un paziente rientrante nella casistica del see and treat, viene preso in carico dal relativo personale infermieristico, adeguatamente formato, “che applica le procedure del caso e, previa condivisione con il medico, assicura il completamento del percorso”. Nel see and treat l’infermiere gestisce il processo in base ai protocolli che devono essere “approvati dalla direzione sanitaria”.
- Il fast track
Altra modalità da mettere in atto come diretta filiazione del triage è il fast track. Anche in questo caso siamo in presenza di un modello di risposta assistenziale alle urgenze minori “di pertinenza monospecialistica” (es. oculistica, ortopedia, otorino ecc.). In questo caso “l’attivazione si avvia dal triage ed è condotta sulla base di specifiche linee guida e protocolli validati localmente”.
Uno degli ultimi documenti approvati e punto di riferimento, è la Conferenza Stato-Regioni, Atto 143/CSR del 01/08/2019 con “Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero”, “Linee di indirizzo nazionali sull’Osservazione Breve Intensiva” e “Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso”; i documenti sul Triage e sull’Osservazione Breve Intensiva includono indicazioni sulle dotazioni di personale.
In conclusione, pur riconoscendo che non sia semplice rappresentare una fotografia della professione infermieristica svolta in Pronto Soccorso,sia per le innumerevoli attività svolte sia per le tipologie di pazienti accolti, raccontarle tutte non sarebbe facile in quanto sicuramente ci dimenticheremo aspetti peculiari svolti quotidianamente, vogliamo soffermarci però su due aspetti molto importanti che caratterizzano l’infermiere e la professione in questo ambito.
Il primo è rappresentato dall’ampia sfera di autonomia che l’infermiere ha quando lavora in queste aree.
Spesso si assume anche responsabilità non proprie ma che, nella concitazione delle fasi critiche e gestionali di un paziente in condizioni gravi, possono anche essere determinanti per l’esito delle prestazioni erogate. L’esperienza maturata da un infermiere di Pronto Soccorso, permette al professionista di avere un’estrema rapidità nel saper riconoscere situazioni critiche e mutevoli in brevissimo tempo. Inoltre è in grado di assumere decisioni importanti nel breve spazio di tempo, spesso utile a risolvere problemi di salute importanti.
Il secondo aspetto su cui ci soffermiamo è la capacità di saper lavorare in team.
Avere la capacità di saper lavorare a fianco di altri esperti dell’emergenza/urgenza è una qualità fondamentale per poter lavorare in un Pronto Soccorso. La multidisciplinarietà non si esaurisce solamente con gli aspetti tecnici, bensì è affiancata da importanti ambiti relazionali ed interpersonali, senza di questi un team non potrà mai funzionare a lungo termine.
La capacità di saper accomunare competenze tecniche e relazionali che gli permettono di lavorare in autonomia, negli ambiti propri, completano un buon professionista e gli permettono di svolgere al meglio la propria attività garantendo le migliori prestazioni di salute all’utente e, nella maggior parte dei casi, permettergli il rientro a casa e il ritorno alle normali attività di vita quotidiana nel minor tempo possibile.
Fonti: