Consiglio Nazionale

February 18, 2020 10:58

Cari colleghi.

Ci avviciniamo alla fine della stagione invernale e l’attività del Consiglio Direttivo dell’OPI di Udine non rallenta. Anzi. Abbiamo appena concluso il mese di gennaio con un importante evento formativo dal titolo “Il d.l. 70 e la professione infermieristica. riflessioni e contributi per il miglioramento dei servizi al cittadino”.

 

Alla presenza di 100 infermieri ha visto l’importante presenza di autorevoli relatori, fra i quali la Presidente della FNOPI dr.ssa B. Mangiacavalli ed una buona rappresentanza della componente politica sanitaria regionale fra cui il Vice Governatore e Assessore alla Salute FVG dr. R. Riccardi.

 

Il convegno si è aperto riprendendo i temi core con cui avevamo terminato i lavori alla fine del 2018 con il convegno “La politica del cambiamento nella sanità in Friuli Venezia Giulia”.

Abbiamo voluto ripartire proprio da alcune delle mozioni finali per stimolare nuovi spunti di riflessione sui temi della sanità della nostra regione.

GARANTIRE L’UNIVERSALITA’ E LA DEMOCRAZIA DELLE CURE

AVERE UNA FORTE GOVERNANCE DEI PROCESSI, DELLE RETI PROFESSIONALI E CLINICHE E DELLA PRODUZIONE DEI SERVIZI

AVERE UN SISTEMA DI INDICATORI E DI DATI CHE FAVORISCANO LA GOVERNANCE DEI SISTEMI

AVERE PROGETTUALITA’ PRECISE RISPETTO AL FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI

RIEMPIRE DI SIGNIFICATO LA PAROLA INTEGRAZIONE COINVOLGENDO LA PARTE SANITARIA CON QUELLA SOCIALE

PERMETTERE LA PRESA IN CARICO DEGLI UTENTI FRAGILI

DARE CONCRETEZZA A SETTING INNOVATIVI

FARE SINERGIA CON IL MONDO UNIVERSITARIO E CON LE ALTRE PROFESSIONI

CREARE/RICREARE UN CLIMA DI FIDUCIA FRA GLI OPERATORI

Questi temi riprendono perfettamente il percorso iniziato nel 2018, anno in cui tutti noi eravamo in attesa di un nuovo programma che consentisse alla sanità regionale di esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Con la nuova Legge regionale 22/2019 emanata il 19 dicembre, che ha definitivamente convertito in Legge il DL 70 dal titolo: Riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria dovremmo tutti ragionare e riflettere su come la professione infermieristica può e deve dare il giusto contributo futuro.

I convenuti hanno potuto ascoltare la Presidente della Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche dr.ssa Barbara Mangiacavalli che ha onorato tutti con una Lectio Magistralis sulla situazione attuale, futura e sulle prospettive che la professione infermieristica avrà nel contesto della sanità italiana.

La perfetta fotografia scattata dalla Presidente sullo stato della nostra professione calata nel contesto della sanità attuale, ci ha permesso di poter comprendere i temi cari che la professione può e deve sviluppare, per consolidare sempre più il ruolo da protagonista nel mondo della presa in carico delle persone più fragili.

L’approfondimento di temi importanti come il NUOVO PATTO PER LA SALUTE ed i rapporti GIMBE ed OASI ci hanno condotto a trarre importanti informazioni sullo stato attuale della sanità e nella comprensione che nuove sfide ci attendono nel prossimo futuro.

La valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare di quella infermieristica, finalizzato alla copertura dell’incremento dei bisogni di continuità dell’assistenza, di aderenza terapeutica, in particolare per quei soggetti più fragili, affetti da multi-morbilità potrebbe catalizzare le nuove organizzazioni sanitarie alla ricerca di nuove evoluzioni utili ad un contesto socio assistenziale in continuo mutamento.

Il definanziamento del SSN è uno dei problemi principali che può causare la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione.

I dati ufficiali esprimono come a fronte di importanti sacrifici chiesti alla sanità italiana, il sistema sia stato posto in parte in sicurezza pur non essendo ancora in grado di soddisfare tutte le richieste di salute della popolazione.

Nonostante tutte le difficoltà percepite, l’organizzazione del lavoro permane improntata sull’infungibilità della figura del medico.

La FNOPI ormai da tempo sta lavorando con le massime istituzioni nazionali al fine di far comprendere come sia ormai imprescindibile anche l’infungibilità dell’infermiere in sanità.

Raggiungendo questo importante obiettivo avremmo una buona certezza che la nostra professione può consolidarsi rilanciando con proattività nuovi necessari paradigmi.

 

Per fare tutto questo è necessario un dialogo diretto con chi è deputato alla formazione del nuovo personale infermieristico. Il confronto diretto con l’Ateneo pone le basi per la costruzione dell’infermiere del futuro.

Un professionista che necessita di continue competenze da acquisire per potersi affiancare a nuove specialità emergenti.

Ed è proprio all’Ateneo che la professione chiede di saper formare adeguatamente l’infermiere del futuro affinché, possa diventare un anello sempre più forte, determinante ed infungibile all’interno delle equipes multidisciplinari.

Un dialogo costante, costruttivo, responsabile ed aperto fra professionisti e professioni che si occupano dei bisogni di salute, può contribuire al miglioramento dei processi ed eleva la qualità delle prestazioni e degli esiti al cittadino. Ed è per questo che dobbiamo aprire momenti di confronto con la professione medica proprio perché riteniamo che molti dei problemi della sanità attuale, sono problemi condivisi fra le professioni.

 

Un’impronta decisamente più tecnica l’ha trasmessa il dr. Tonino Aceti Portavoce della FNOPI, già per molti anni Presidente nazionale di CittadinanzaAttiva trattando le problematiche legate al soddisfacimento dei LEA ed alle difficoltà che le Regioni italiane riscontrano nel garantire tali livelli.

Problemi che interessano purtroppo anche la nostra regione soprattutto per la parte inerente la prevenzione primaria ove registriamo un’importante deflessione nel raggiungimento degli indicatori minimi richiesti.

Difficoltà ascoltate e confermate direttamente da parte dell’Assessore alla Salute dr. Riccardo Riccardi che ha partecipato ai lavori dell’assemblea toccando i punti determinanti di questa nuova Legge di riforma sanitaria regionale ed i lavori da concretizzare nei prossimi mesi per poter dare adeguate risposte di salute e sociali a tutta la popolazione.

Appare evidente la necessità di creare percorsi precisi per i pazienti della nostra regione, dando la giusta importanza ai Distretti e lo sviluppo delle Degenze Intermedie e degli Ospedali di Comunità.

Saranno fondamentali queste scelte nelle organizzazioni del prossimo futuro per poter dare le giuste risposte a tutte quelle persone impropriamente accolte nelle strutture per acuti.

L’incremento e lo sviluppo dell’infermiere di comunità consentirà la giusta presa in carico delle persone fragili direttamente al loro domicilio evitando ove possibile, ospedalizzazioni in centri per acuti.

 

Un tema attuale a carattere a livello nazionale ed anche regionale è la carenza dei medici. La professione infermieristica è convinta che il problema non è la carenza dei medici in sé. Bensì la difficoltà di saper e voler innovare le organizzazioni.

All’estero già da tempo le organizzazioni si stanno orientando verso le professioni sanitarie ottimizzando così al meglio la funzione del medico.

I dati OCSE sulla percentuale italiana di medici per densità di popolazione ci esprimono indiscutibilmente una posizione diversa. Gli stessi dati ci invitano a riflettere su scelte attuali in quanto nel prossimo futuro probabilmente ne saremo obbligati.

Ci è dispiaciuto non poter ascoltare il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Prof. Silvio Brusaferro, atteso per una relazione sulla necessità di sviluppare nuove reti formali ed informali nella nostra società, al fine di poter raggiungere ogni persona fragile che vive accanto a noi.

Il dramma delle infezioni da Coronavirus che ha interessato anche la nostra nazione lo ha trattenuto inaspettatamente presso L’Istituto Superiore di Sanità.

Giornate di formazione e confronto come queste trasmettono alla professione importanti contenuti e nuovi stimoli necessari a mantenere elevati gli standard qualitativi delle prestazioni che eroghiamo.

Standard elevati che permettono alla nostra nazione di mantenere sempre i primi posti nelle classifiche per la qualità del sistema salute pur con investimenti di gran lunga inferiori a molti paesi dell’Unione Europea.

L’OPI di Udine ne trae che momenti di confronto come questi oltre a richiedere importanti sforzi organizzativi, stimolano nella creazione di nuovi eventi da calendarizzare nel prossimo futuro. L’esigenza della professione è quella di conoscere, di condividere e di sviluppare percorsi nuovi e nuove idee utili a soddisfare i bisogni di salute dell’uomo.

 

 

 

 

Fra gli impegni istituzionali previsti per l’OPI di Udine rientra la partecipazione ai Consigli Nazionali organizzati dalla FNOPI.

A cadenze circa bimestrali i 102 Presidenti degli OPI d’Italia, si riuniscono al fianco del Consiglio Direttivo della FNOPI, per discutere le tematiche in itinere intraprese nell’interesse di tutti gli infermieri iscritti agli Ordini.

Il primo appuntamento del 2020 tenutosi il 15 febbraio a Roma ha permesso a tutti i partecipanti di fare la conoscenza del Ministro della salute dr. R. Speranza.

Vi proponiamo di seguito il comunicato della FNOPI e le immagini del discorso tenuto dal ministro R. Speranza.

 

“Sottoscrivo la mozione degli ordini delle professioni infermieristiche, nel senso che vi ho trovato tutti gli aspetti che servono davvero a caratterizzare un Servizio sanitario nazionale (SSN) efficiente, universale e di qualità quale è il nostro”. Sono parole del ministro a seguito della presentazione di un documento contenente le mozioni identificate dalla FNOPI come i punti cardine su cui basare l’agire per apportare i necessari cambiamenti.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza ha manifestato anzitutto gratitudine verso gli operatori del SSN che in queste settimane stanno affrontando nella task force del ministero, negli ospedali e sul territorio il rischio-coronavirus per tutelare la salute dei cittadini.

I tre aspetti fondamentali del SSN

“Il SSN è la cosa più importante che abbiamo e dobbiamo difenderlo con il coltello tra i denti, e va difeso su tre aspetti fondamentali che – ha detto agli infermieri – dobbiamo affrontare insieme: risorse, riforme e digitalizzazione per accelerare il futuro”.
“Nel metodo – ha spiegato il ministro – bisogna saper ascoltare perché chi ascolta sa decidere meglio e affrontare meglio ogni argomento. Nel merito, le risorse non sono spesa pubblica: la salute è un diritto fondamentale e sono quindi un investimento sulla qualità della vita delle persone”.

Prima sfida: risorse certe

“La nostra prima sfida è fermare la stagione dei tagli – ha proseguito – e aprire ai finanziamenti. Lo abbiamo fatto con l’aumento di 2 miliardi del fondo e altri 2 per l’edilizia sanitaria e il presidente Conte ha assicurato un investimento entro fine legislatura di almeno 10 miliardi”.

Ma secondo il ministro le risorse non bastano se non ci sono le riforme. E tra le prime ha indicato un nuovo modello di programmazione della spesa, senza “silos chiusi” e tetti a questi “che danno illusione di risparmio ma non ci consentono di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini”.

E ha indicato come punto di maggiore sofferenza proprio il personale del SSN, costretto da tagli e risparmi e che solo ora con le previsioni della legge di bilancio può ricominciare a respirare.

Territorio e ospedale: serve una relazione positiva

“Dobbiamo poi realizzare – ha proseguito – una relazione positiva tra territorio e ospedale per la nuova demografia che porta verso maggiori necessità di cronicità ed età anziana. In questo – ha affermato, gli ospedali di Comunità e l’infermiere di famiglia sono due risorse essenziali per il territorio”.

Poi la sanità digitale per migliorare la qualità, aumentare i risparmi e aiutare a casa propria i cittadini.

Dopo il Patto per la salute, un “patto sociale”

“Il Patto per la salute – ha concluso – è un patto istituzionale ed è la prima ‘mattonella ‘ del sistema. Ora serve un grande ‘patto sociale’: è questa la sfida del 2020 che devono raccogliere tutti, non solo i professionisti, anche le imprese, le università e il terzo settore”.

Formazione essenziale e riforma per l’emergenza-urgenza

Per tutto questo, ha sottolineato ancora il ministro, la formazione è decisiva, sia nell’Università che ECM (educazione medica continua). E un altro settore su cui è necessario agire rapidamente (“lo avremmo già fatto se non si fosse presentata l’emergenza coronavirus”, ha spiegato) è quello dell’emergenza-urgenza: una riforma necessaria, ha detto, per realizzare un modello condiviso al servizio dei pazienti.

La mozione FNOPI: gli obiettivi degli infermieri

La prima richiesta della Federazione degli infermieri nella mozione che il ministro ha condiviso è di applicare in fretta il Patto per la Salute perché: “l’obiettivo della professione infermieristica è rendere coerente l’esercizio professionale con le competenze acquisite nel corso degli anni, grazie a uno specifico percorso di studi rigoroso e robusto e in continua evoluzione e che necessità anche di una profonda revisione dei percorsi didattici alla luce della nuova epidemiologia della popolazione e della necessità improcrastinabile di avere infermieri specializzati”.

I tre punti per valorizzare la professione

E da qui i presidenti dei 102 Ordini che rappresentano 450mila professionisti indicano tre punti per la valorizzazione della professione: l’emergenza-urgenza-118 dove sottolineano di non volere passi indietro, ma solo modelli innovativi e si mettono a disposizione per studiarli insieme; l’”immediata” realizzazione in tutte le Regioni dell’infermiere di famiglia/comunità come previsto da Patto; l’approvazione certa (già in Stato Regioni del 20 febbraio dove è all’ordine del giorno) dell’Ospedale di Comunità.

Ordinamenti didattici da rivedere

Poi, sollecitano la revisione degli ordinamenti didattici per prevedere una serie di novità nei corsi di laurea triennale e lauree magistrali anche a indirizzo clinico e chiedono per questo sostegno al ministro Speranza. E puntano sull’ECM che giudicano “il mezzo e non il fine” integrato e solidale tra il livello nazionale, regionale e provinciale basato su regole comuni e condivise e su principi di efficacia, trasparenza, e indipendenza da interessi commerciali”.

Mangiacavalli: “nessun esproprio di professionalità”

“Queste sono le priorità e in questa riorganizzazione – afferma la presidente della Federazione degli infermieri Barbara Mangiacavalli – non c’è alcun esproprio di professionalità o invasione di competenze altrui, atti questi che non devono essere nel pensiero di nessuno: nessun professionista vuole fare il lavoro di altri, nessuno che ha scelto una disciplina intende confonderla con quelle di altri”.

Agire nel binario della multiprofessionalità

Anzi: i 102 presidenti degli Ordini provinciali hanno dato mandato alla Federazione di rappresentarli ai tavoli di analisi e discussione, multi-istituzionali e multiprofessionali, per giungere a un’organizzazione condivisa e reale dei servizi e dell’assistenza che non sia solo di facciata e ancorata a vecchi schemi ormai lontani dai bisogni reali, ma la base per costruzione di un nuovo ed efficiente modello di SSN.

Non raccogliere le istanze significa sprecare risorse

Non sostenere questo percorso, sottolinea Mangiacavalli, “vuol dire sprecare risorse e competenze, negare sviluppo, innovazione e cambiamento di cui ha bisogno il SSN per metterlo in grado di rispondere di più e meglio alle nuove sfide, ai nuovi bisogni delle comunità affinché lo sviluppo del SSN non sia solo di facciata e ancorato a vecchi schemi ormai lontani dai bisogni reali” e che vorrebbe dire anche ignorare le sollecitazioni a livello internazionale (Oms e Ocse) circa la necessità di investire in più servizi guidati da infermieri.

Diritto al futuro per la professione infermieristica

“Ribadiamo ancora una volta e con maggiore forza – aggiunge Mangiacavalli – che intendiamo portare avanti con ogni mezzo il ‘diritto al futuro’ della professione infermieristica, di un’assistenza accessibile, equa, sicura, universale e solidale, senza accettare prese di posizione, deroghe o tempi di attesa con l’unico effetto di rimanere ancorati a un immobilismo pericoloso per l’assistenza e i diritti dei cittadini”.

Le carte vincenti del ministro

Al ministro Speranza naturalmente non solo richieste. Il Consiglio nazionale degli infermieri infatti lo ha ringraziato ufficialmente per aver costituito la Consulta delle professioni sanitarie e sociosanitarie nella quale gli chiedono di essere garante che al suo interno tutte le professioni abbiano stesso valore e stessi diritti, per l’aumento del fondo sanitario nazionale, lo sblocco delle assunzioni, il nuovo finanziamento dell’edilizia sanitaria finalizzato anche all’essenziale ammodernamento tecnologico, l’abrogazione imminente del superticket, l’approvazione del Nuovo Patto per la Salute 2019-2021, l’impegno per la sicurezza degli operatori e la buona gestione della crisi legata a Coronavirus.

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